Testimonianze 2013

In questo spazio vengono ospitati gli scritti  di alcuni ragazzi/e del TCV e degli Sponsor. Tutti possono contribuire ad arricchire questa pagina inviando alla mail dell’associazione il testo da pubblicare, eventualmente corredato da qualche foto.

 

Tenzin Tseyang, lettera al suo sponsor – dicembre 2013

Caro sponsor,
Tashi Delek a te con l’augurio che tu sia felice.
Desidero ringraziarti per il cellulare, il bellissimo zainetto, gli abiti, le scarpe e tante altre cose fantastiche. Mi picciono moltissimo Ti ringrazio dal profondo del cuore. Io penso di essere la ragazza più fortunata per avere uno sponsor come te. Desidero anche ringraziarti per le spese del medico che mi cura.
Oh, mi dimenticavo di dirti che è venuta un’amica dell’associazione a conoscermi, sono stata felice di incontrarla assieme a una sua amica. E’ arrivata proprio il giorno in cui celebravamo “la giornata del bambino”. Abbiamo fatto delle lunghe conversazioni, mi ha portato a Delhi per un controllo e per parlare con il dottore. Sono stata a Delhi tre giorni e mi è piaciuto moltissimo. Voglio ancora ringraziarti per tutto quello che fai, per permettermi di andare a scuola, per occuparti della mia salute.
Il tempo qui è buono ma fa freschino sia la mattina che la sera. E da voi che tempo avete? Adesso fermo qui la mia penna. Ti auguro Buon Anno assieme alla tua famiglia
Tenzin Tseyang classe IX

Francesca – dicembre 2013

Mi chiamo Francesca e voglio raccontare la mia esperienza presso il Tibetan Children’s Village di Dharamsala, che ho avuto modo di visitare tramite l`associazione Italian Amala Onlus.

Al TCV ho incontrato Tseyang, una ragazzina tibetana che necessita di recarsi a Delhi ( un viaggio di 12 ore di bus andata e altre 12 di ritorno ), circa una volta mese per sottoporsi ad un trattamento medico.
Mi e` stato chiesto di accompagnare Tseyang alla clinica e naturalmente ho accettato.
Il TCV di Upper Dharamsala e` il primo ad essere stato creato ed ospita piu` di 2.000 bambini tibetani; sono tutti rifugiati, alcuni sono orfani, altri vengono mandati qui dalla propria famiglia nella speranza di potergli offrire un fututo migliore; in Tibet il governo cinese impone l`uso della propria lingua, vietando l`uso del tibetano, cercando di distruggere le tradizioni, il modello sociale e la cultura antichissima del popolo tibetano.
I TCV sono dei veri e propri villaggi molto ben organizzati; i bambini vanno tutti a scuola, le classi vanno dalla prima alla dodicesima come prevede il sistema scolastico indiano; hanno un buon programma dove studiano tibetano, inglese, informatica, scienze sociali, matematica e musica.
I bambini vivono in case che ne ospitano circa 20/25 ciascuna, sia maschi che femmine; in ogni casa c`e` una “home mother” che organizza e provvede ai bisogni dei bambini. Ogni bambino e` coinvolto nelle attivita` di casa, i lavori domestici, la cucina ed il bucato ed i piu` grandi aiutano le home mother nella cura dei piu` piccoli.
Nell`head office , che coordina tutte le attivita`, il personale e` tibetano, preparato, gentile e molto indaffarato.
C`e una libreria, un campo da calcio ed un auditorium.
Purtroppo, nonostante l`ottima organizzazione, e` lampante che gli edifici sono fatiscenti, soprattutto quelli scolastici ed i libri che gli studenti usano sono tenuti insieme dal nastro adesivo; inoltre non vi e` alcuna fonte di riscaldamento e in inverno le temperature scendono sotto lo zero di diversi gradi, nevica e fa` davvero freddo.
Denaro, vestiti ed insegnanti volontari a lungo termine ( almeno 1 anno ) sono le cose di cui maggiormente i tcv hanno bisogno.
Tseyang, la ragazzina che ho accompagnato a Delhi, e` fuggita con la sua famiglia dal Tibet quando aveva 5 anni, sono riusciti ad arrivare in Ladakh dopo una lunga marcia di molte settimane attraverso le montagne. Tseyang ha dalla nascita un nevo, una sorta di grosso neo che  le copre parte del naso e dei tessuti del labbro superiore; grazie al suo sponsor italiano ha potuto trasferirsi a Dharamsala per facilitare i suoi viaggi regolari a Delhi per i trattamenti presso una struttura ospedaliera.
Ora, dopo piu` di due anni di trattamento, il nevo si e` ridotto del 80 %, anche se ancora non e` sparito del tutto.
Tseyang e` una ragazzina brillante e molto intelligente, anche se molto timida,   porta una mascherina per coprire la sua deformita`.
Il nostro viaggio a Delhi e` stato avventuroso, in un paio di giorni abbiamo avuto modo di visitare la citta`, di prendere il metro, il rikscio` a pedali, andare per parchi e per mercati e passare del tempo insieme.
A Tseyang e` piaciuto fare cose diverse, davvero completamente diverse, da quella che e`la sua quotidianeita`, ma mi ha confidato che preferisce la pace e la maestosita` delle montagne alla vita frenetica di Delhi.
Sogna di lavorare nel sociale, tra il suo popolo, nel proprio paese, a casa sua.

 

Nadia Bianchi – novembre 2013 – Un viaggio di incontri

Nadia e Anila Da tempo pensavo di organizzare un breve viaggio in India per rivedere assieme a mia figlia Isabella la  segretaria delle adozioni del grande Tibetan Children’s Village  del  Ladakh.

L’ultimo nostro incontro mi aveva lasciato tanta tristezza nel cuore, era il 2010 e a Leh c’era solo fango, distruzione e tanti morti. Una massa di acqua di proporzioni immense caduta durante la notte aveva sconvolto il paesaggio e causato la perdita di più di mille vite fra gli abitanti della valle.

In questo mio desiderio ci stava anche la curiosità di conoscere il TCV di Bylakuppe e l’ostello universitario di Bangalore entrambi nello stato del Karnataka, nel Sud dell’India. All’arrivo all’hotel di Bangalore rivedo Miss Thupten Norzin da noi tutti chiamata Anila come fanno abitualmente i bambini del TCV ai quali ha dedicato tutta la sua vita. Da noi una Suora è spesso chiamato Sorella mentre in tibetano Anila significa zia. Questa “ziona” (se si considera la sua statura e la dimensione veramente unica fra i tibetani che ho incontrato in più di dieci anni )  mi abbraccia con calore e incomincia a inondarmi di tutti i prodotti che offre il Ladakh. Dal suo borsone fa uscire albicocche secche, formaggio secco  grattugiato e orzo tostato per fare la tsampa, il piatto tradizionale dei nomadi che non necessita di cottura, basta aggiungere acqua calda e burro.

left Dechen Dolker,right Tenzin Wangmo,Dolma Lhadon and Tenzin NgodupAssieme a lei c’è il direttore dell’ostello universitario di Bangalore, Mr.Dhondup che ha portato con sé una studentessa del terzo anno di Economia e Commercio per accogliermi. La ragazza riceve il regolare sostegno annuale da una nostra socia di Lecco che aiuta anche altri due studenti . La visita all’ostello è molto interessante, ci sono più di 200 fra ragazzi e ragazze che mi sorridono timidamente mentre visito le loro camere e i luoghi comuni. Quest’anno vi risiedono 126 ragazze e 104 ragazzi che frequentano una delle 885 università del Karnataka. La costruzione del Tibetan Youth Hostel è stata finanziata dall’Unione Europea, funge anche da Ufficio di Coordinamento dei tibetani che vivono nei campi dei profughi della regione, un po’ più a sud di Bangalore.

La sera del giorno stesso rientro in albergo per la cena assieme a Anila e anche in questa occasione mi aspetta un nuovo incontro, al nostro tavolo arriva con il libro del menu una ragazza dai connotati marcatamente tibetani sul cui badge leggo “Drukmo Gyan”. Anila la interroga in tibetano e la ragazza di 21 anni ci racconta che è scappata dal Tibet con una sorella nel 2006, è stata accolta dal TCV di Suja dove ha studiato sino alla classe VIII per poi iniziare a Selakui un corso di formazione professionale nell’ambito del catering.

Nel nostro albergo sta facendo uno stage che comporta anche una piccola retribuzione. Ci dice che è contenta del lavoro ma che ha una grande nostalgia dei suoi genitori e degli altri fratelli e sorelle che sono rimasti in Tibet. Non riesce facilmente  a mettersi in contatto con loro perché le telefonate  sono sempre disturbate e controllate.

Isabella,Dickey and parentsPartiamo con la guida per un breve  tour culturale di quattro giorni della zona per visitare i monumenti di Badami, Aihole, Pattadakal, Hospet, Belur, Halebid etc. Ogni volta che arriviamo in un albergo, sentiamo su di noi occhi incuriositi alla vista di questo strano piccolo gruppo di turisti e qualcuno non riesce a trattenersi e ci chiede da dove veniamo e da dove viene in particolare questo notevole personaggio che è Anila che con il suo meraviglioso sorriso spiega che siamo amiche da tanti anni. Gli occhi dei curiosi diventano più grandi… non riescono a capire che ci accumunano tutti i nostri bambini del TCV che, Anila spiega loro, si trova in Ladakh. Pare che il Ladakh sia per gli Indiani del Sud un luogo quasi sconosciuto e mitico che non riescono a immaginare così isolato in queste montagne altissime.

Anila e Nadia ai giardini botanici di bangaloreScendiamo verso il Sud percorrendo  lunghe distanze per raggiungere  Bylakuppe, vicino alla bellissima città di Mysore. Passiamo anche da Hunsur dove vivono nei campi profughi circa 40.000 tibetani. I cartelli non sono molto facili da leggere per trovare la deviazione per Bylakuppe ma siamo certi di essere arrivati vicino quando vediamo lungo la strada un distributore di benzina probabilmente unico al mondo con le bandiere al vento  degli otto simboli di Buon Auspicio del buddismo tibetano. Riconosciamo il parasole, i pesci d’oro, il vaso della ricchezza, il fiore di loto, la conchiglia, il nodo infinito, il vessillo di vittoria e la ruota del dharma che abbraccia tutte le cose, che non ha inizio né fine, che è in movimento e anche immobile. Giriamo a sinistra e arriviamo al nostro prossimo incontro. Ecco il direttore Palden che avevamo conosciuto anni indietro quando era in servizio al TCV di Choglamsar in Ladakh. E’ un incontro pieno di ricordi, anche lui ha vissuto la tragedia del 2010… Ci ha fatto preparare un meraviglioso pranzo assieme ai 6 studenti sostenuti dai nostri soci.  Guardando il buffet mi viene spontaneo il paragone con il cibo del Ladakh dove la frutta è merce rara, qui se ne vede in abbondanza perché il Karnataka ha la fortuna di avere un’agricoltura ricca e varia. Il direttore ci guida attraverso il Centro e ci mostra le varie strutture, visitiamo anche il piccolo studio dentistico che versa in condizioni piuttosto precarie. Il Centro ospita circa 1.200 studenti che hanno qui la possibilità di arrivare sino alla maturità completando gli studi che in Ladakh arrivano solo sino alla X classe. I nostri studenti (4 femmine e due maschi) mi parlano dei loro progetti per il futuro: chi vuole tentare il test per farmacia, chi per chimica, per informatica, una ragazza vorrebbe studiare biotecnologia. E’ bello e commovente sentirli impegnati e determinati, penso ai loro sponsor che hanno avuto fiducia in Italian Amala  e che con costante generosità e talvolta con qualche rinuncia hanno dato e danno tuttora la possibilità a questi bravi studenti di ricevere una buona formazione per trovare nel futuro un lavoro dignitoso.

L’ultimo incontro è con i genitori delle 3 sorelle che sosteniamo da qualche anno, in totale sono 6. Una lavora, ha finito l’anno scorso il corso universitario di Scienze Infermieristiche, una sta finendo zoologia a Delhi e un’altra è stata presa dall’Esercito Indiano per missioni speciali  in montagna, sta ora terminando il secondo anno di training. Con i genitori incontro di nuovo dopo dieci anni la quarta sorella che era una bambina quando l’ho vista la prima volta nel TCV del Ladakh. Una grande gioia abbracciare ora  una bella ragazza sorridente e gentile, sta finendo l’ultimo anno di scuola superiore e mi racconta che vuole diventare un’insegnante di tibetano. Mi piacerebbe rimanere ancora un giorno ma non abbiamo il PAP (Protected Area Permit) e la visita non può durare più di un giorno. Penso che potrebbe essermi utile per un prossimo incontro…

 

 

 

 

 

 

 

Emma Calore, novembre 2013

Anche quest’anno, per la quinta volta,  il Direttore del TCV di Selakui (circa 300 km. a nord di Nuova Delhi) ci ha dato il permesso di trascorrere le vacanze estive all’inizio di giugno con Cheme. Anzi ci ha regalato un po’ di giorni in più dei 10 ufficiali.

I familiari di Cheme sono pastori nomadi nel Jangthang, lei ha cominciato la scuola del TCV a Sumdho dalla prima alla terza elementare, poi ha proseguito fino alla quinta a Hanley, essendo molto brava è stata ammessa a Selakui e dalla classe VI lascia il Ladakh a fine febbraio e vi ritorna a fine dicembre. Ora frequenta la classe X e ha 16 anni, io l’ho conosciuta quando ne aveva 9.

Quest’anno c’era anche Mario, mio marito, (ma alcune volte ho viaggiato da sola con lei) e siamo andati in Orissa, uno stato indiano a sud di Calcutta e affacciato sul golfo del Bengala.

Cheme con Emma e MarioCi aspettano alcuni giorni di mare, Cheme lo ha scoperto con me due anni fa in Gujarat. Allora è stata una sorpresa, non sapeva che ci saremmo andate e quando siamo arrivate in spiaggia è rimasta indifferente, sembrava non capire cose farsene di quel posto. Ed io ci sono rimasta molto male, avevo progettato due giorni al mare per farglielo scoprire, ma poi, come per tutti i ragazzi, è stato grande amore, anche se è un mare difficile, in cui si può solo saltare nelle onde, non nuotare a causa delle correnti. Ma per imparare a nuotare ci sono le piscine degli alberghi e con grande tenacia e solo pochi bagni durante le brevi vacanze con noi, l’anno scorso è riuscita ad attraversare la piscina senza i braccioli e quest’anno fa anche il morto!

Viaggiare con Cheme, a parte il fatto che soprattutto gli anni scorsi soffriva il mal d’auto e nonostante portassimo il Travelgum per lei era talvolta molto penoso, è un piacere, tutto la interessa, non si lamenta mai e gioisce per ogni scoperta. Quasi ogni cosa è una scoperta: dall’ascensore, al ristorante in cui si è liberi di ordinare ciò che piace, agli animali dal vivo allo zoo o nei parchi naturali. Anche andare a visitare i templi, di qualsiasi religione, o i palazzi, i musei e le città è una festa e non dice mai di no a qualsiasi proposta. Da sempre, stupendomi, è salita sulle barche con estrema disinvoltura, come se facessero parte da sempre della sua vita. Sicuramente si fida di noi e questo la aiuta ad affrontare l’ignoto, come quest’anno quando durante una cena si sono sentiti i botti dei fuochi d’artificio, era spaventatissima perché non capiva cosa fosse, l’ho presa per mano e portata davanti all’albergo, cercava di nascondersi dietro alle piante allora mi sono messa in piedi dietro a lei e l’ho circondata con le mie braccia ed abbiamo assistito fino alla fine ai fuochi che erano per un matrimonio.

All’inizio è stato un disastro con il guardaroba, andavamo al caldo ed aveva felpe e pantaloni pesanti, al freddo e non aveva nulla da coprirsi, nonostante mandassi sempre in anticipo il programma dettagliato. Poi ho capito che neanche gli adulti sono abituati a viaggiare e non hanno la minima idea di cosa si debba portare, quindi nessuno era capace di consigliarla, da due anni le scrivo prima della partenza quale clima troveremo e quale tipo di abbigliamento è adatto. Ormai ha imparato a preparare il bagaglio in modo ordinato e a non partire con la prevalenza della roba sporca, in modo che al terzo giorno dovevamo fare un grosso bucato. Ha imparato a mangiare con le posate e ci tiene a farlo negli alberghi, non ha ancora imparato ad usare il bagno, quindi quando lei esce è tutto inondato fino in cima allo specchio, al che l’abbiamo affettuosamente soprannominata l’anitra e stiamo bene attenti ad usarlo prima di lei!

Man mano che cresce è bello ricordare posti visti insieme, ricollegare esperienze e ricordi, ritornare su discorsi fatti magari l’anno prima e approfondire l’argomento, allargare gli orizzonti in base a quello che stiamo vedendo ora, che è simile ma diverso da quanto già visto.

So di essere fortunatissima ad avere trovato il Direttore così comprensivo ed aperto alla mia inusuale richiesta, ma la responsabilità, le difficoltà e i disagi sono grandi. Cheme non ha un vero documento, ma solo un tesserino di riconoscimento emesso dalla scuola (lo potrebbe fare chiunque con un computer). Negli alberghi ogni tanto ci sono problemi perché è minorenne e viaggia con stranieri, per questo non mi accontento più solo dell’autorizzazione della scuola, ma mi faccio dare anche l’autorizzazione della madre a portare Cheme in vacanza con me, specificando esattamente dove andiamo. Inoltre le vacanze estive sono nel periodo in cui il clima indiano è più difficile, fa un caldo massacrante o inizia il monsone, quindi bisogna adattarsi. Infine dovendo andarla a prendere e riportare a scuola dobbiamo mettere in conto due giorni di stanchezza in più, dopo e prima del volo intercontinentale, da passare in treno, partenza alle 7 e ritorno a Delhi alle 11.

Emma Calore

 

Di seguito trovate il punto di vista di Cheme:

ChemeQuest’anno siamo andati in Orissa e mi sono proprio divertita. Mi sono piaciuti molto i verdi paesaggi di colline alle spalle della magnifica pianura e il parco nazionale con l’elefante, mentre nel parco zoologico ho visto tanti serpenti diversi e la buffa giraffa, ma il momento più emozionante è stato quando è apparsa la tigre bianca, era bellissima. Durante la gita in barca sul lago Chilika ho intravisto i delfini e c’erano tanti uccelli, sono state tre ore ma sono passate in un lampo. 

Poi è stato proprio interessante visitare i templi e i monumenti in pietra scolpita. Quando li ho visti ho ricordato il verso di Shakespeare: “Né il marmo né i monumenti d’oro”, tu lo conosci?

A Bhubaneswar ho avuto paura a guardare i fuochi d’artificio per il rumore delle esplosioni, ma erano belli.

Quello che mi manca di più sono le spiagge dove abbiamo giocato nelle onde.

La mia famiglia vi ringrazia tanto, specialmente per i viaggi che facciamo insieme durante le vacanze estive e vi manda i suoi saluti.

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Dawa Dolma Dadon, ottobre 2013

Il mio nome è Dawa Dolma, ma tutti mi chiamano Dadon. La mia famiglia è tibetana e sono la minore dei cinque figli, ho tre sorelle ed un fratello. Viviamo in Ladakh in un campo profughi, io sono nata e cresciuta in India, in Ladakh. Sono passati circa 50 anni da quando i miei genitori decisero di venire in esilio in India, erano molto giovani quando sono arrivati. Mio padre non è mai andato a scuola ma conosce molto bene il tibetano mentre mia madre ha frequentato fino alla sesta classe alla Central Tibetan School. Poco alla volta grazie ai loro sforzi ad al lavoro manuale ottennero un posto nella nostra scuola, mio padre è divenuto insegnante di materie tecnico-pratiche ed ora è in pensione, mentre la mamma gestisce lo spaccio della scuola. Le mie sorelle e mio fratello hanno studiato anche loro al TCV, ora sono indipendenti e hanno la loro famiglia. Io ho iniziato a tre anni l’asilo al TCV di Choglamsar dove ho proseguito, senza mai bocciature, i miei studi fino alla fine della scuola secondaria (classe X). Quando ero a scuola ero piuttosto discola, ma avevo un buon profitto e partecipavo alle attività della scuola.

Nel 2008 sono partita dal Ladakh e ho finito gli studi al TCV di Gopalpur (non lontano da Dharamsala) dato che sono appassionata e brava in Scienze umane e sociali. Era la prima volta che andavo via da casa, ma nonostante questo non ho sofferto di nostalgia, mi piaceva studiare là con i miei nuovi compagni e sono anche un po’ ingrassata. Frequentando la scuola di Gopalpur la materia che mi ha più interessata è stata Scienze politiche e l’ho trovata molto importante nel mondo contemporaneo. Negli esami finali della classe XII il mio voto migliore era in Scienze politiche e quindi ho deciso di laurearmi in questa materia. Su suggerimento di mia sorella e con il consiglio di studenti più anziani mi sono iscritta all’Università di Delhi, il corso di laurea è stato di tre anni.

Dawa Dolma in Black Chupa during her College Farewell partyAl college ho avuto qualche problema di adattamento al nuovo ambiente dato che la maggioranza degli studenti era indiana, loro venivano da ambienti disparati e poco sapevano della situazione del Tibet e della sua gente. Ci consideravano degli indiani del nord-est, dato che assomigliamo alla popolazione di quelle zone. Nelle città come Delhi la maggior parte dei giovani tibetani ha una crisi di identità, gli indiani ci considerano, infatti, o stranieri o indiani degli stati del nord-est dell’Unione. Noi affermiamo di non essere assolutamente indiani e li informiamo sulla situazione del Tibet.

Rispetto agli studenti indiani sappiamo meno bene l’inglese, ma per il resto siamo alla pari, grazie al sistema scolastico del TCV. Negli anni del college mi sono trovata meglio con gli studenti degli stati del nord-est rispetto a quelli degli altri stati del nord dell’India perché con i primi avevo molte più cose in comune, abbiamo una cultura simile.

Al momento mi sono presa un anno di pausa, ma penso di proseguire gli studi con un master. Le cose che mi piacciono di più sono leggere libri di tutti i generi, nuotare, ballare, viaggiare e sono amante dell’avventura. Mi piace anche studiare le lingue straniere, sono abbastanza brava in francese e coreano (parlati e scritti). Desidero diventare una donna indipendente e lavorare per i bisogni e nei servizi sociali.

Sono molto grata a Italian Amala per il suo aiuto incondizionato, infatti i miei studi universitari non sarebbero stati possibili senza la borsa di studio che mi avete dato, vi ringrazio anche dal profondo del mio cuore per il sostegno agli studenti del TCV ed è un onore per me essere ospitata sul vostro sito.

Con affetto Dadon

***

Tenzin Tseyang, agosto 2013

Caro Sponsor,
come stai? Spero che tu sia in buona salute e anche felice dove vivi. Qui nella mia nuova scuola a Dharamsala sto bene e sono molto contenta.
Voglio raccontarti della visita di controllo presso il medico che mi sta curando, sono andata da lui dopo gli esami. Sono partita venerdì notte con l’infermiera che mi accompagna sempre ogni volta che vado all’ospedale di Delhi e sono tornata domenica mattina.

Il dottore mi ha detto che la ferita sta migliorando e anch’io mi sono accorta che il mio viso va meglio. Tutto questo grazie alla tua gentilezza. Se tu non mi avessi aiutato ora non mi sentirei così sicura con i miei compagni di scuola . Qualche volta penso che Dio ti ha mandato proprio per aiutarmi. Sei l’Angelo che ha cambiato la mia vita come se tu avessi una bacchetta magica per fare dei miracoli.
Penso anche che i miei genitori veri che mi vogliono molto bene non possono pagare le mie cure mentre tu che sei qualcuno al di fuori della mia famiglia, mi stai aiutando che se tu fossi il mio vero papà. Non so come dirti grazie in modo appropriato, tutto quello che potrei dire, non sarebbe che una piccolissima cosa rispetto alla tua generosità.
Mi inchino davanti a te e ti prometto che studierò moltissimo affinché tu possa essere orgoglioso di me.
Grazie ancora e ancora per tutto quello che hai fatto per me
la tua figlioccia
Tenzin Tseyang
Classe IX

Abbiamo tradotto  la commovente e delicata lettera scritta daTenzin Tseyang al suo sponsor nel mese di agosto 2013.

Chi è Tenzin Tseyang?  E’ una ragazzina profuga tibetana sostenuta a distanza da un socio Italian Amala. Nel corso di una visita al Tibetan Children’s Village di Choglamsar  (agosto 2010) i responsabili dell’Associazione  si erano accorti che Tenzin Tseyang portava sempre la mascherina e non voleva mostrare il volto. Miss Thupten spiegò loro che alla ragazzina  era cresciuto sul volto un grosso neo e che la macchia continuava a crescere. Con delicatezza il Presidente di Italian Amala Onlus ha ottenuto il consenso a fotografare la parte, si sono poi fatte visionare le foto ad uno specialista in Italia,  questi ha preso contatto con degli specialisti a Delhi. Un intervento chirurgico era da scartare perché avrebbe sfigurato in modo permanente il volto della ragazza. La terapia per tentare di almeno ridurre l’estesissimo nevo si prospettava lunga e onerosa. Italian Amala Onlus e lo sponsor  dopo aver convinto la famiglia e fatto trasferire la bambina nel Tibetan Children’s Village di Dharamsala nel 2011 (da lì può raggiungere Delhi in sedici di ore anziché ogni volta giorni e giorni di pullman dal Ladakh) stanno finanziando le terapie. Il nevo è già sensibilmente diminuito, la terapia proseguirà ancora per mesi, in modo lento e graduale per non deturpare irrimediabilmente il volto di Tenzin Tseyang.

 

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